Genuino e profumato
L’Italia è il secondo produttore di vino del pianeta e i vini nostrani sono molto rinomati, in patria come all’estero. Questo significa che la viticoltura e l’industria enologica nazionali hanno raggiunto livelli di eccellenza e che le tecniche impiegate per ottenere uve e vini di qualità (ed in grandi quantità) sono davvero sofisticate. E allora perché questo manuale? Se per gustare un bicchiere di buon vino è sufficiente scendere in bottiglieria ed acquistarlo a cifre ragionevoli, perché prendersi tanto disturbo? La risposta sta nella nostra mediterraneità, nel nostro DNA, nella nostra cultura: il vino, assieme al pane, ha accompagnato l’uomo mediterraneo in tutta la sua storia e da sempre, come il pane, è stato prodotto a livello casalingo, per l’autoconsumo. Nella sua preparazione non entravano le nozioni di chimica, ma l’esperienza tramandata nei millenni per gestire un processo naturale: la fermentazione del mosto d’uva. Il risultato di queste pratiche empiriche, per chi si muove senza errori, è una bevanda/alimento genuina, profumata, buona. Una bevanda che si può produrre con un’attrezzatura minima e in poco spazio, con una lavorazione davvero alla portata di tutti. Lo scopo di questo libro, allora, è condurre passo passo chiunque abbia voglia di cimentarsi in questa pratica millenaria e dargli l’opportunità di gustare un ottimo vino prodotto in casa, o meglio, nella propria cantina, per piccola che sia.
PRODURRE L’UVA
Chi possiede un fazzoletto di terra ha una possibilità in più: fabbricare il vino a partire dalla propria uva, traendone in questo modo doppia soddisfazione. Per questo la prima parte del manuale è dedicata alla coltivazione della vite: vi si trovano le nozioni base che, se correttamente applicate, consentono di ottenere uve sane da vinificare senza aggiunta di sostanze correttive. Poiché in particolari situazioni la chimica può aiutare anche il produttore casalingo, non manca un capitolo dedicato all’utilizzo di sostanze chimiche ammesse dalla legge, che in qualche caso possono salvare la produzione dell’anno, altrimenti compromessa. Il prodotto della nostra attività va consumato con sapienza e moderazione. Ma per chi decide di amarlo, ancora più appassionante che immetterlo nel gargarozzo (o forse, anche se meno espressivo “gustarlo al palato”), è imparare a seguirne la trasformazione e l’evoluzione, che avviene giorno dopo giorno a partire dal mosto e poi, ancora, in botte e in bottiglia.
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